Fortunato.

Fortunata la mia generazione, intendo dire.
Gli anni spensierati dell’infanzia a coincidere con il boom economico.
Gli anni ardenti della giovinezza trascorsi nell’adempiere a quanto era nella normalità delle cose, da vivere semplicemente come un non gravoso dovere: studiare.
E nella naturalità delle cose, ancora da venire gli sconvolgimenti nel mondo del lavoro, occuparsi stabilmente con contratto a tempo indeterminato.
E poi, coerentemente alla dinamica del lavoro, consentirsi dimissioni per affrontare nuove esperienze, cambiare azienda; insomma, come usava dire “fare carriera”.
Mi attrae e mi seduce leggere che gli storici denomineranno il periodo dei tre decenni catalogabili adesso come anni ’60, anni ’70, anni ’80 (del XX secolo, ovvio !) così: “happy thirty”, i trent’anni felici.

Fortunato.
Fortunata la mia generazione, intendo dire, anche nel vivere un salto di calendario mica da poco ! Passi per il secolo, dal XX al XXI, ma il “millennio” ?!? Dico, il millennio ! Ci pensate ? Ci pensiamo ? Nascemmo nel secondo millennio e stiamo adesso vivendo nel terzo millennio !

La più bella e funzionale definizione di tecnologia, a mio avviso la diede Karl Popper. Eccola: “la tecnologia è . . . . quelle cose che non c’erano quando siamo nati”. Stupenda. Dà il senso del “panta rei” e agevola il nostro collocarci quali camminatori su un sentiero che non avrà mai fine.

Dovessi a questo punto dire cosa è per me tecnologia, l’elenco sarebbe sterminato. Me la cavo dicendo che da un mondo fatto e percepito da atomi, passiamo ad un mondo fatto e percepito da bit che il mondo fatto da atomi avvolgono, trainano, indirizzano, determinano. Tre locuzioni: Internet Of Things, Artificial Intelligence, Blockchain. E fermiamoci qui, per adesso.

Dal mondo con la rete del welfare e senza la rete internet, al mondo con la rete internet e senza la rete del welfare.

Ma anche il mondo dal monopattino al monopattino. Dalla bicicletta alla bicicletta. Dal mondo dell’alimentazione secondo una dieta mediterranea di cui non si aveva contezza, al mondo dove la Dieta Mediterranea diviene Patrimonio dell’Umanità. Una green economy che impelle ed una gig economy che sconquassa.

E poi, annus horribilis 2020, il punto di flesso: la pandemia.

Nulla sarà più come prima. Non temo pericoli, ma vedo rischi. Anzi un solo rischio: non percepire, non capire, non voler capire che . . . nulla sarà più come prima e quasi nulla sarà però molto differente da prima.

L’abilità nel proseguire agevolmente lungo quel sentiero di cui si diceva, adesso consisterà nell’intercettare tempestivamente quei segnali deboli, e perciò difficoltosi da percepire per menti distratte e cuori svogliati, la cui lesta comprensione e decrittazione ci farà stare, come è nel nostro diritto di soggetti desideranti, nuovamente a nostro agio nel modellare la nuova normalità. Ci farà essere emigranti di prua, vogliosi del domani e non emigranti di poppa, nostalgici del passato.

Albert Einstein, insomma non proprio il primo che si incontra per strada, ebbe a dire che si sarebbe voluto occupare solo del futuro, perché . . . . è lì che vivrò tutta la rimanente parte del mio tempo !

Ecco, io nello svegliarmi di prima mattina, quasi sempre di buon umore, mi dico che sta cominciando un giorno speciale, straordinario che di certo non vorrò sprecare. E ci mancherebbe: è il primo giorno della rimanente parte della mia vita !

Nulla più come prima: dalla sfera del probabile a quella del possibile. Dal chiedersi il perché al chiedersi il perché no. Dalle certezze che provocano errori ai dubbi che sanno ben suggerire. E mai, mai, mai smettere di imparare, impigrirsi nel non volere imparare, sentirsi “arrivati”, perché imparare è come remare controcorrente, chi si ferma non resta allo stesso posto, ma torna indietro.

Uno: analizziamo una notizia, un fatto, una cosa qualsiasi che ci desta interesse e curiosità.

Due: analizziamo un’altra notizia, un altro fatto, un’altra cosa qualsiasi che anch’essa ci desta interesse e curiosità.

Trend: correliamo dati, generiamo informazioni. Correliamo informazioni, generiamo conoscenza. Meditiamo sugli scalini alti della conoscenza di recente acquisita, e vediamo un po’ più lontano, magari fine a scorgere trend.

E’ un challenge. Io ci sto !